Testimonianze di alcuni partecipanti al Week-end di Spiritualità

Disponibili file Audio degli Incontri

 
Sorella NucciaTarulli ci scrive:
Sabato 9 e domenica 10, nella Casa di spiritualità “ Armida Barelli”,  ad Alberi, in Meta di Sorrento, si è svolto il primo dei Week-end di Spiritualità riservato a tutti gli operatori pastorali della Diocesi. L’incontro è stato  guidato dall’ Arcivescovo Mons. Francesco Alfano e dal Vicario episcopale per i laici, don Aniello Dello Ioio, e si è svolto in un clima di totale silenzio e preghiera.
Ai 45 partecipanti, l’Arcivescovo ha proposto due Lectio sui testi di Luca 24,1-12 e Luca 24,13-35 e si è riferito anche ai numeri 20-33 dell’Evangelii Gaudium.
L’ascolto approfondito della Parola di Dio ha trovato riscontro nel nostro “oggi” e, nella  preghiera e nella condivisione, siamo tornati a riflettere sui temi del Convegno Diocesano di quest’anno.
Nel clima di raccoglimento e di fraternità è riecheggiato  l’invito di Papa Francesco a “uscire” per condividere e camminare insieme, accanto anche a persone in difficoltà per condividerne la storia di sofferenza e aprire loro l’orizzonte della speranza.
 Il nostro operare nelle parrocchie e  nella Diocesi, sente il bisogno di momenti forti di spiritualità e di formazione  alla luce della Parola accanto al nostro Pastore e ai nostri Parroci per un cammino di comunione e di missione.
Le parole dell’ Arcivescovo, per noi in questi due giorni, sono state forti e incisive e per questo lo ringraziamo.
 
Filomena La Mura ci scrive:
Mi chiamo Filomena La Mura sono una moglie, una madre, una nonna e ancora una figlia, oltre che un insegnante di Religione.
Appartengo alla parrocchia del Carmine Petraro, sono catechista, Ministro straordinario e membro del Consiglio pastorale diocesano.
Quando ho comunicato in famiglia del ritiro, tenutosi ad Alberi il 09-10 Aprile, cercavo un pretesto per non andare, mi spaventava partecipare. A casa come sempre tutti si sono attivati per sostituirmi.
Mai avevo fatto un’ esperienza spirituale di questo tipo, così intensa: amo e conosco il Risorto da sempre, ma non avevo trascorso tanto tempo solo con Lui. Il silenzio, la Preghiera, la Lectio mi hanno permesso di riflettere sul mio vissuto, sulla mia storia, sulle mie relazioni e mi sono sentita incoraggiata, perdonata, accompagnata: insomma trasfigurata dentro. Ho riflettuto sulla mia Comunità e sulle mie responsabilità al suo interno e ho notato che si fa troppa pastorale dottrinale, troppa liturgia senza annuncio pertanto è necessario e doveroso organizzare e vivere esperienze di questo genere. Annunciare, Ascoltare, Abitare, Educare e Trasfigurare sono verbi coniugabili solo se si fa esperienza di Cristo nella propria vita e poi in quella del prossimo.
 
Eduardo Cofano ci scrive:
Da qualche giorno sì è concluso il primo Week-end di Spiritualità per operatori pastorali tenutosi ad Alberi. Volevo in primo luogo ringraziare il nostro Arcivescovo Monsignor Alfano, per l’ascolto, il silenzio, l’insegnamento e la grazia che hanno fatto della Lectio Divina un momento di preghiera e discernimento. Un grazie a LAura Martone che ha fatto sì che con la sua accoglienza mi potessi sentire a casa. Grazie per tutto ciò che ho ricevuto.
 
Tonino e Luisella (scritto a 4 mani) ci scrivono:
Chiudiamo la porta di casa con difficoltà. Poco più di 24 ore lontani sembra troppo, i tanti impegni e le piccole grandi cose da fare ci vorrebbero trattenere. Un deciso: “Ve ne dovete andare” da parte di Annapia, la più piccola dei nostri tre figli, ci scuote ed eccoci in ascensore, felici e increduli allo stesso tempo.
La casa di spiritualità dove siamo diretti è nuova per noi, e arriviamo appena in tempo. Riuniti in cappella, si inizia. Poche parole di introduzione, stile semplice ed essenziale. Silenzio.
Il silenzio non ci spaventa, anzi. Il silenzio ha un’accezione speciale per noi. Lo abbiamo odiato negli anni in cui aspettavamo le prime parole di Nunzio, il nostro primo figlio; e abbiamo imparato ad apprezzarlo, col suo carico di sorprese e di sollecitazioni, e coi suoi infiniti messaggi.
Eccoci pronti a fare silenzio per lasciar parlare lo Spirito in noi.
Ora media. Salmo 60. “Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera… il mio cuore viene meno, guidami su rupe inaccessibile”.
Sì, arrivo stanca e distratta. La parrocchia mi sfinisce. Difficoltà, incomprensioni, sforzi di comunione vani, cosa ci vorrebbe? Signore, mi hai portato qui, agisci tu!
Guardo con invidia Tonino, mio marito, rapito dalla preghiera. Anche alla lectio scrive, sottolinea… vorrei rubargli un pensiero come si fa a scuola quando si copia dal compagno di banco. Aspetta la sera, dopo la condivisione di molti, per prorompere nella sua. Signore, grazie, mi parli attraverso di lui, e mi incoraggi a riprendere forza non da sola ma cercando “altre donne” con cui “srotolare la pietra”.
Io metto un cerchio solo intorno ad una parola, e alla fine dei due giorni mi accorgo che sta ancora lavorando dentro di me e ha ancora bisogno di essere digerita.
Ho cerchiato TELI (Lc 24, 12).
Mi viene subito in mente la scena dell’ultima cena quando Gesù depone le vesti e ci mostra come fare: come fa Lui. I teli nel sepolcro mi dicono che il Risorto continua a chiedere ad ogni Pietro recalcitrante di lasciarsi lavare i piedi da Lui per poter aver parte della Sua vita. Gesù depone le vesti e “si china a guardare nei cieli e sulla terra” (primi vespri III domenica di Pasqua, salmo 112). “Spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (primi vespri, cantico da Fil 2).
Il vescovo sottolinea più volte che il Signore Gesù si fa riconoscere attraverso la Parola e attraverso i segni. E capisco da quel segno, dai TELI lasciati nel sepolcro, che Gesù mi dice di fare come ha fatto Lui, maestro e Signore. Butto giù un elenco di nomi, non devo dimenticare nessuno, e fare come ha fatto Lui. Accarezzare ferite, consolare, essere prossimo, avere cura.
Anche le donne,  di buon mattino,  si recano al sepolcro per accudire per l’ultima volta il loro Signore. Ma il progetto d’amore non riesce,  la pietra è rimossa, la tomba è vuota. La Pietra Scartata, però, non si è dimenticata e alza il loro sguardo verso un progetto più grande.
Qualcuno dice loro: “Ricordate! Aveva fame, aveva sete, era incatenato, era sofferente e gli avete dato da mangiare, Lo avete dissetato, Lo avete consolato, Lo avete visitato. Questo vi fa  Suoi testimoni.”
E più tardi, a quelli che, sfiduciati, tornano a casa, ricorderà che saranno riconosciuti dallo spezzare del pane con gli altri.
Chiedo a Lui di aprire i miei occhi perché io sappia riconoscere il segno che di volta in volta mi permette di riconoscerlo. Quando trovo la pietra già messa da parte so che non sono solo e che anzi Lui ha già pensato a me e alle mie difficoltà; quando vedo i teli per terra so che il servizio non mi deve spaventare; quando a riva qualcuno mi chiede da mangiare so che in lui posso riconoscere il Signore e posso dirlo a chi ancora non lo vede. E cerchio un’altra frase, STOLTI E LENTI DI CUORE (Lc 24, 25). Veloce, invoco lo Spirito Santo: “Vieni su di me, dà luce alla mia mente, fa che il mio cuore arda infiammato dalla Parola”. “Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore” (Salmo 112).
Volano le ore, ma sembra essersi lasciati ieri con tanti che incontriamo ad Alberi dopo tanti anni. Che gioia! Non c’é bisogno del solito: “Ti ricordi quando…”. Che pazienza ha avuto il Signore con noi e che bella storia ha scritto insieme a noi. Qui, con tanti amici ritrovati, Lui continua a precederci e ad avere fiducia in noi. Foto di gruppo, di molti non conosciamo il nome, eppure abbiamo condiviso nel profondo del cuore dolori e gioie. Ci salutiamo contenti e grati.
Antonietta Palummo ci scrive:
Un po’ Marta e un po’ Maria; sono tornata a casa considerando questo nel mio cuore, che per gustare la presenza di Cristo bisogna sintetizzare in se stessi l’atteggiamento di queste due donne: un po’ Marta, ad adoperarsi per gli altri perché tutti i compagni di viaggio possano sentirsi a casa, un po’ Maria, perché il proprio cuore possa stare lì, ai piedi di Cristo, a lasciarsi riempire della sua presenza.
Ed io, privilegiata nel poter sperimentare praticamente entrambe queste dimensioni, ho potuto anche sorprendermi nella maniera raffinata del Signore di parlarmi al cuore anche quando non lo aspettavo, anche quando il pensiero della quotidianità che mi attendeva a casa sembrava occupare lo spazio del cuore.
E ho pensato a lungo alle donne del giorno dopo il sabato, mi sembrava quasi di vederle, durante il tempo dell’evangelizzazione, prendersi cura di Gesù e dei discepoli, a preparare loro un pasto caldo, a rammendare tuniche e mantelli, a offrire la consolazione di una presenza silenziosa e discreta… Anche loro, le donne, capaci di sintetizzare tutt’insieme la contemplattività – come la chiamerebbe don Tonino Bello.
Ed è così che torno alle mie comunità parrocchiali, con la speranza e la preghiera di essere anch’io come quelle donne pronte fin dal mattino presto a prendersi cura, fino alla fine, pronte a portare la gioia del Risorto.
 
Maria Rosaria Santarpia ci scrive:
Torno a casa con la convinzione che il Signore manda anche me ad annunciare al mondo la sua Resurrezione. Chiedo al Signore di aprire il mio cuore alla sua Parola che dona Sapienza e indica la via da percorrere per raggiungere chi ancora non lo conosce.
Giuseppina Zarrelli ci scrive:
Ringrazio il Signore per l’esperienza di deserto che ho vissuto. Nel Silenzio e grazie alla Parola, sapientemente meditata col Vescovo, ho rivissuto la mia storia ed ho con sorpresa riconosciuto il Signore che sempre ha camminato accanto a me sostenendomi in ogni momento. E’ stata per me un’esperienza da ripetere assolutamente.
Michele Miccio ci scrive:
Le cose che (sinteticamente) mi hanno colpito:
1.      la “consegna del silenzio”
2.      l’ampia disponibilità di tempo e l’opportunità della meditazione, specialmente quella in adorazione di fronte all’Eucarestia
3.      l’invito ad imparare a leggere la Parola di Dio come se NON la conoscessimo già
4.      la fecondità, la profondità e l’articolazione di molte delle condivisioni scaturite durante la Collatio di sabato 9 sera
5.      le donne nel racconto della risurrezione del Vangelo di Luca:
o   il loro ruolo semplice, ma importante e non di sudditanza, in contrasto con la mentalità di quei tempi;
o   le loro qualità di carattere sicuramente sostenute dalla fede: esso sono sensibili, determinate e poi “vere” nel testimoniare la straordinarietà del racconto della risurrezione del Vangelo di Luca.
La mia preghiera finale
Signore, Ti ringrazio per questi due giorni, tempo di ascolto e studio della tua Parola, palestra di crescita spirituale, luogo di comunione. Ecco, colgo la “consegna del silenzio” e l’opportunità della meditazione per questa preghiera personale.
Signore, aiutami a:
·         Saper e voler pregare quando è il tempo, ma anche quando non ho tempo
·         Aprirmi alla ricchezza della tua Parola;
·         Non rimanere chiuso in me stesso;
·         Non cedere alla pigrizia quando invece serve solerzia e sveltezza,
·         Non girare al largo, voltare il capo, far finta di non vedere il mio prossimo che ha bisogno o anche mi dà fastidio;
Signore, ispirami con il tuo Santo Spirito a saper:
·         farmi prossimo come il Samaritano;
·         gioire con chi gioisce e consolare chi è triste;
·         parlare a chi è taciturno o scoraggiato;
·         essere vicino a chi è schivo, diffidente o in difficoltà, ma non lo dà a vedere;
·         ascoltare chi ha ricchezza di parola, ma anche chi parla tanto per sfogarsi o cercare attenzione;
·         condividere il mio tempo con chi me lo chiede, ma anche con chi non ha il coraggio di chiedermelo;
·         coltivare i miei talenti – se ne ho, sono tuo dono! – e condividere le mie risorse.